Barriera stories

Barriera di Milano si racconta attraverso le voci delle persone

Oltre le barriere

di Rocco Pinto

 

Sono arrivato in Barriera con la mia famiglia nel 1970, dopo un anno in una soffitta del centro in otto con mamma, papà, i miei quattro fratelli e mia nonna. I miei genitori avevano acquistato a suon di cambiali (che mia mamma teneva legate con un fiocco rosa) una casa con tre stanze e un terrazzo di 60 metri quadrati. L’emozione era talmente grande che con i miei fratelli ci siamo subito sfidati due contro due a una partita di pallone; abituati a stare pigiati in otto nella soffitta di via dei Mercanti 6, ci sembrava di essere al Maracanà. Dopo pochi minuti arrivò l’inquilino del piano di sotto per farci notare che gli sembrava di avere sulla testa una mandria di cavalli. Bastonati dal vicino e dai miei, abbiamo continuato la sfida ai giardinetti Sempione.

Quell’anno andavo in prima media alla Baretti e i miei fratelli Pietro e Pasquale all’Avogadro serale; Angelo, che aveva smesso di studiare, lavorava in un bar e Lucia, la nostra sorellina, andava alla scuola materna. Mio papà, come quasi tutti quelli arrivati dal nostro paese lucano Rapone, lavorava la pietra. Mia mamma, il vero capofamiglia, con la sua grinta e le sue teglie indimenticabili di pasta al forno e “cravaiuoli” alla ricotta teneva insieme tutta la squadra. La nonna era tornata al sud da suo fratello. La prima grande sorpresa fu scoprire che c’era un posto magico come l’Oratorio Michele Rua dove potevi giocare a calcio, pallacanestro e pallavolo e ti davano loro i palloni. L’ora più triste era quando Don Virgilio passava a ritirare i palloni. Sento ancora adesso la sua voce “Andiamo a casa, palloni, andiamo a casa, palloni”… Era il momento più triste della giornata.

La scuola per me è stata fondamentale. Senza la scuola non sarei diventato lettore. Soprattutto, non lo sarei diventato senza un professore indimenticabile come Gianni Bertolino, che è arrivato in seconda media. Non ci costringeva a leggere, ma cercava di trasmetterci la passione, raccontando le storie che uscivano dai libri, così che poi molti di noi li andassero a cercare. Inoltre, era stato compagno di scuola di Gianni Rivera e quando raccontava di quello che faceva in campo e fuori dal campo mi incantava, piano piano mi spostava dai libri al pallone… e libri e pallone sono ancora adesso due delle mie grandi passioni. Da allora, grazie a lui, non ho mai smesso di leggere: i libri sono diventati la mia professione.
Sono arrivati gli anni del liceo, l’indimenticabile Einstein con i suoi inconfondibili quadratini alle pareti e finalmente una classe mista dopo elementari e medie a sesso unico. Qui ho conosciuto la politica e l’impegno sociale; non sono stato uno studente modello e ho preso a fatica la maturità; dopo il servizio militare come accompagnatore di un non vedente, ho deciso che la cosa migliore era dedicarmi subito al lavoro e così ho iniziato a lavorare in libreria come fattorino.

Ne è passata tanta di acqua sotto i ponti da quella Barriera e dalle partite ai giardinetti di largo Gottardo con le panchine come porte e con il pallone che finiva immancabilmente dove passava il treno; dalle chiacchierate fino a tardi al Mongardino di corso Vercelli e al Circolo Risorgimento. Come dimenticarsi poi di via Ozegna, piccolissima ma in cui pullulava un mondo intero: Bongo, Sgarro, Lino, Sandro, Piero, Roberto, i gemelli Emilio e Stefano, Paolo e Totò che, giovane fattorino della cooperativa Celid, ci portava in giro per il Piemonte con il pulmino 850 della Fiat. Ora sulla nostra terrazza giocano altri bambini anche se ancora sento le voci dei miei fratelli e di mamma e papà che ci seguono dal terrazzo più alto. Ora come allora la Barriera ha la più alta percentuale di pasticcerie del Paese: tre nell’arco di 100 metri. Io da via Mercadante mi sono spostato di poco e qui vivo con mia moglie Maddalena e nostra figlia Aurora mentre buona parte dei miei compagni di liceo non stanno più in Barriera.

La mattina, mentre vado al lavoro, vedo i bambini della elementare Perotti e sento lingue e suoni diversi mischiarsi e mi viene il ricordo della mia prima classe dove sentivo mischiarsi tutti i suoni e i dialetti del sud. Le periferie sono diventate un’attrazione più per gli scrittori che per la politica, che continua a farne solo oggetto di propaganda. Negli ultimi anni Barriera di Milano è stata protagonista di tanti romanzi: da Massimo Tallone a Enrico Pandiani, da Margherita Oggero a Paola Cereda e Christian Frascella che nella nostra Barriera ha ambientato tre dei suoi romanzi polizieschi. Uno dei primi a scrivere di Barriera è stato Dario Voltolini con il suo indimenticabile “Un’intuizione metropolitana”. Barriera, come quando ci sono arrivato, non è un quartiere facile ma è diventato col tempo un laboratorio di esperienze nate negli ultimi anni: da I Bagni a Via Baltea al Centro Interculturale, al Circolo Banfo, al rinato Risorgimento e a tante associazioni del territorio che si spendono per portare miglioramento e crescita culturale.

Wikimedia Commons/Progetto artistico Opera Viva in piazza Bottesini