Barriera stories

Barriera di Milano si racconta attraverso le voci delle persone

La scuola dell’infanzia “Angelita di Anzio”

di Marisa Calcio Gaudino

 

A vederla da lontano è un anonimo cubo di cemento armato, come usava lo stile architettonico degli anni ’70. È però circondata dal verde: un bel giardino che negli intenti iniziali era anche dotato di quattro arenili con tettoia in paglia per i giochi con la sabbia e molti alberi ombrosi. Aperta nel 1974 in via Leoncavallo 61 e definita “la materna E8”, dalla sigla del nuovo quartiere, l’edificio ospitava al piano terra la scuola dell’infanzia statale e al piano superiore l’asilo nido comunale. Internamente vi erano 6 sezioni, con 6 antiaule, ed era stata pensata per una didattica nuova, dove alcune pareti diventavano un tutt’uno con il grande salone centrale (le famose divise arancioni).

Ero una giovane insegnante e avevo già iniziato la mia carriera nelle scuole dei comuni periferici, arrivando fresca fresca dalle montagne del Gran Paradiso. Dovendo scegliere la nuova sede ero andata in perlustrazione, proponendomi di evidenziare ogni aspetto positivo che avessi colto. Mi era molto piaciuto il clima: si leggeva già allora la didattica collegiale di scuola, che poi sempre negli anni è stata la caratteristica dell’Angelita di Anzio. Feci il mio ingresso a scuola nel 1980 e la lasciai 35 anni dopo.

La Direzione Didattica di appartenenza era presso la “scuola verde”, Salvo D’Acquisto, guidata dal direttore Mario Dino. Erano anni pionieristici per la scuola e il direttore si era inventato un aggiornamento ad hoc per le insegnanti: corso di fotografia (da lui tenuto) e corso di avvicinamento alla natura (con Giancarlo Perempruner, con cui tutte le insegnanti erano poi andate in gita sulle colline astigiane alla ricerca di conchiglie fossili).

Il nostro direttore era molto creativo e già pensava a chi intitolare la scuola dell’infanzia, ancora senza nome. La scelta cadde su Angelita, bimba simbolo dell’infanzia tra le guerre di ogni tempo. Prese i contatti con il comune di Anzio e nel 1982 fu intitolata ufficialmente la scuola con una bella festa molto partecipata. Poco tempo prima era arrivato alla scuola con una barca, regalata da una società di canottieri del Po, legata sul tetto della sua auto e tutta la scuola costruì una didattica viva per celebrare una bimba che sarebbe continuata a vivere nell’immaginario dei bambini del quartiere. Questa barca divenne un simbolo per la scuola e, sistemata nell’atrio, ha accolto centinaia di bambini e famiglie. È stata purtroppo rimossa in questo anno scolastico, quando la paura del Covid ha cancellato cimeli in ogni ambiente scolastico.

Dagli anni ’70, durante la costruzione delle scuole del quartiere, fu lasciato in disparte un ritaglio di terreno, confinante in parte con la scuola e affacciato su via Petrella, su cui crebbe una folta vegetazione spontanea, con alberi molto alti. La scuola pensò ad un progetto di recupero creando un boschetto didattico. Durante la pulizia del sito venne evidenziata la presenza di due antiche ghiacciaie, inserite in un contesto di cascine agricole presenti sul territorio sino agli anni ’60. Ultimamente le ghiacciaie riposano per i posteri sotto strati di terra del nuovo orto urbano, realizzato recentemente per il recupero definitivo dell’area. Un altro tentativo progettuale, con un partenariato di sponsor torinesi, mirava a colorare l’esterno della scuola e a caratterizzare la stradina pedonale, dimessa e triste. Non fu possibile tale realizzazione e la scuola rimase con i muri di cemento  grigio, senza il colore che stimola la vita e la gioia negli occhi dei bambini. 

La caratteristica della scuola Angelita di Anzio è sempre stata l’apertura e la disponibilità verso le esigenze di ogni famiglia, costruendo percorsi educativi dove l’approccio con la prima scuola era un momento altamente coinvolgente anche per i genitori, con i quali si rinnovava ogni giorno il patto educativo per l’educazione e la crescita dei bambini. Insomma, si cresceva insieme tutti quanti.

Agli inizi degli anni ’90 sono arrivati i primi bambini stranieri che tanta ricchezza di umanità hanno portato. Sono nate progettazioni interculturali dove l’arte era il mezzo per conoscersi meglio. La collaborazione con il Museo di Arte Contemporanea di Rivoli è stato un momento molto bello, arricchente e creativo.

L’apertura e disponibilità all’accoglienza di tutti i bambini, ognuno con il suo bagaglio è stato sempre l’obiettivo principale. Quanti progetti! Quanta soddisfazione ora nell’apprendere che un ex bimbo dell’Angelita è a capo della Consulta Accessibilità e Mobilità e studia per divenire magistrato. Bravissimo Emanuel Cosmin Stoica!

In 35 anni ho avuto il piacere di vedere i miei ex bimbi nelle vesti di genitori accompagnare i loro figli all’Angelita, in un reale passaggio generazionale. Attualmente Angelita di Anzio continua ad essere un importante punto di riferimento per tutti i bambini del quartiere e per le loro famiglie. Al suo interno si è creato e stabilizzato un team di docenti altamente specializzato. Tutti i bambini sono aiutati ogni giorno a crescere con infinito amore, cura e attenzione, in una zona della Barriera multietnica che meriterebbe maggiori investimenti e maggiori attenzioni pubbliche per riscattare una grossa fetta di città dall’immobilismo socio-culturale.

Wikimedia Commons/Progetto artistico Opera Viva in piazza Bottesini
Wikimedia Commons/Progetto artistico Opera Viva in piazza Bottesini