Borgo Rossini stories

Il quartiere si racconta attraverso le voci delle persone

Recuperi all’ospedale Maria Adelaide

di Mara Fausone

(conservatrice ASTUT – Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino)

Io non abito in borgo Rossini, ma vi voglio raccontare come ho avuto a che fare con l’ospedale Maria Adelaide, punto di riferimento per il quartiere fino al 2016.

Torniamo indietro di qualche anno, siamo all’inizio del 2017. Vengo contattata da una nota casa cinematografica che gira un film in città e in particolare utilizzerà l’ospedale Maria Adelaide come uno dei luoghi per le riprese. Perché mi contattano? Perché io lavoro all’ASTUT, l’Archivio Scientifico e Tecnologico del’Università di Torino, che ha la sua sede non molto lontano dall’ospedale, presso la ex Manifattura Tabacchi di corso Regio Parco.
L’ASTUT è l’ente universitario che raccoglie, conserva e valorizza il ricco patrimonio di strumenti utilizzati in passato nell’ateneo torinese per la ricerca e la didattica nelle diverse discipline. Spesso le case cinematografiche ci contattano per trovare arredi, strumenti, accessori che servono per allestire i loro set.

La scenografa che viene a trovarmi nei nostri magazzini mi parla dell’ospedale abbandonato: ci sono ancora attrezzature, arredi e altre cose interessanti ormai fuori uso e obsolete.
Chiedo di contattare chi può accedere a questi spazi: conosco così una simpatica e dinamica logopedista che è entusiasta all’idea che ciò che non è più utilizzabile nell’ambiente sanitario possa trovare una seconda casa all’ASTUT. Facciamo alcuni sopralluoghi: all’ingresso si viene accolti dai locali che risalgono alla costruzione della struttura, che fu inaugurata nel 1887. Nei corridoi al piano terra le grandi lastre di marmo ricordano i fondatori e i benefattori che hanno voluto questa struttura. Poi ci spostiamo nelle parti più moderne o riallestite nel tempo. Nei diversi ambienti sono rimasti apparecchi e arredi che possono essere importanti per arricchire le collezioni dell’ASTUT.

Ma apriamo una piccola parentesi storica: prima della costruzione dell’ospedale a Torino, nel 1872, in corso Re Umberto era sorta una scuola per ragazzi rachitici, voluta da Ernesto Ricardi di Netro e altri nobili torinesi. La scuola funzionava bene e ne erano sorte altre in città: qui i bimbi che provengono da famiglie indigenti venivano accolti, curati ed educati gratuitamente. Nel 1885 si pensò di costruire un vero e proprio istituto lungo il corso della Dora. Oltre ad un ampio cortile la struttura comprendeva tre edifici: uno con funzioni sanitarie con gli ambulatori, una sala operatoria e le stanze per i pazienti, uno con la scuola vera e propria con un ampio salone per la ginnastica e il terzo è l’area ricreativa.
Nel 1895 l’istituto fu intitolato alla Regina Maria Adelaide nel quarantesimo anniversario della sua morte. Nei primi anni del ‘900 la struttura venne ampliata e sopraelevata e si avviarono le ristrutturazioni nei locali rovinati dalle inondazioni che si erano succedute nel tempo, data la vicinanza al fiume. Nel 1939 diventò un ospedale vero e proprio con la specializzazione chirurgico-ortopedica e il punto di riferimento per la cura di coloro che contraevano la poliomielite. Negli anni ’60 assunse il ruolo di un centro importante a livello nazionale per la riabilitazione e la rieducazione. Al massimo della sua attività, alla fine degli anni ’90, l’ospedale aveva una disponibilità di più di 200 letti, che si erano ridotti a 46 poco prima della chiusura definitiva nel 2016.

Durante il mio sopralluogo ho visto le stanze dei degenti, le sale operatorie, gli ambulatori, i laboratori per le analisi, la mensa, la palestra e gli altri spazi adibiti alla riabilitazione, i sotterranei, la biblioteca, la sartoria. Nei diversi ambienti sono rimasti apparecchi e arredi che possono essere importanti per arricchire le collezioni dell’ASTUT relative al campo medico e biologico. Abbiamo provveduto a fare una richiesta formale ai dirigenti della direzione sanitaria competente e, ricevuto parere favorevole, abbiamo recuperato alcuni di questi oggetti: si tratta di letti, testa letto, strumenti clinici, arredi, materiale utilizzato per la rieducazione funzionale che ora hanno trovato una seconda casa presso i nostri magazzini. Uno dei progetti dell’ASTUT è quello di far nascere nella nostra città un museo della medicina: se questo sogno si avvererà anche alcuni pezzi recuperati presso l’ospedale Maria Adelaide torneranno a nuova vita.

Un’ultima curiosità: il logo dell’azienda ospedaliera CTO – Maria Adelaide era un albero con il tronco storto legato ad un palo diritto. Questo simbolo fin dal 1700 era tipico delle società di ortopedia, ma in questo caso il presidio aveva voluto sottolineare la sua attività nel curare e risolvere problemi osteoarticolari o, nel caso questo non fosse possibile, nel dare comunque un sostegno ai suoi pazienti.