Borgo Rossini stories

Il quartiere si racconta attraverso le voci delle persone

Partenza e ritorno

di Emanuela Celeghin

Li incontri il sabato mattina. Lei è elegantissima, cappotto grigio di astrakan sotto il ginocchio, scarpe basse con tacco quadrato, i capelli grigi, lisci, taglio perfetto. Lui ha un montone marrone, gli occhi miopi. La faccia buona di ragazzo invecchiato bene.

Escono sulla piazza, abitano nel palazzo di cui nessuno si è mai curato più di tanto, bellissimo, desiderato, rotondo, che stava lì, sopra la farmacia, tranquillo nella sua signorile imponenza. Poi sono arrivate le panche.
Attraversano il ponte sulla Dora, magnifico: un respiro a metà tra Parigi e Firenze.

Su via Montebello, la punta della Mole non si vede, segno sicuro di tempo da lupi. Sono diretti verso piazza Castello, fa freddo, pioviggina e scelgono il lato destro di via Po, quello pensato per la regina, non la si voleva far bagnare e allora, da questo lato, quello più vicino al Palazzo, i portici non si interrompono mai. Ci cammini sotto… e ti senti un poco la regina anche tu.

Arrivati in piazza attraversano la strada. Un caffè da Baratti è un rito. Anche Mulassano è un bel bar, ma vuoi mettere Baratti? In piedi, ovviamente, a quest’ora solo i turisti si siedono, i torinesi, col giornale sotto il braccio, si godono un caffè meraviglioso fatto da un barista sorridente e compìto. Dovrebbero proteggerlo, quelli del Wwf.

Tornano sotto i portici di piazza Castello, pochi passi e imboccano via Accademia delle Scienze, una meraviglia, un paio di negozi di abbigliamento sulla destra ricordano i tempi del lusso, uno degli ultimi negozi di guanti della città (ce n’erano tantissimi su via Garibaldi, fino a pochi anni fa, hanno chiuso tutti per far posto alla robaccia) e un negozio dove trovare raffinatissimi articoli per la casa e la persona. Di fronte la libreria di Angelo Pezzana, torinese coraggioso e raffinato. Appena girato l’angolo il rimpianto per il negozio di ottoni, serrature e ferramenta di lusso dove potevi comprarti un vero galletto segnavento.

Lo sguardo corre verso piazza Carlo Alberto, una carezza alla biblioteca nazionale e prima di tornare sui propri passi. Palazzo Carignano è lì, che si lascia guardare. Quanti gelati di Pepino avrà visto leccare su quelle panchine? Cioccolato fondente e vaniglia, pinguini con la velina bianca, pistacchio e fragola… le panche li perseguitano!
Nel centro della città, qui, proprio nel cuore, in estate, la mattina presto, i versi dei rondoni e degli storni riempiono l’aria. Qui la mattina appartiene a loro, cammini con i loro strilli e non si sa come, sei più felice.
Passano davanti al Museo Egizio, la chiesa di San Filippo, vera chiesa e vero oratorio in pieno centro. Non riescono a non sbirciare i cortili meravigliosi che si intravedono dai portoni delle case. Li conoscono tutti, da sempre, ma sono talmente belli che viene voglia di sfidare i portieri e infilarsi dentro.

Si fermano a comprare il cacao (per la cioccolata con le zie) da Gobino. È un negozio minuscolo, tutto di legno, i timbri hanno lasciato il posto ad un cioccolato meraviglioso. Via Cagliari, la sede della ditta, è sotto casa loro, ma qui almeno le commesse sorridono.

Accelerano il passo…i negozi si susseguono, Eataly (quella per turisti), La Rinascente, tutti gli altri che loro non degnano di uno sguardo. È ora di fare finalmente colazione ed entrambi sanno dove sono diretti. ll passo resta sostenuto.
Perino, via Cavour. Il trionfo delle cose fatte bene. Il profumo del pane fatto solo col lievito madre ti dà il benvenuto in questo negozio con annesso bar dove le brioches, i cannoli, i biscotti, gli strudel accompagnano un cappuccino da re.
Comprano il pane, che profumerà la loro credenza per giorni, diventando persino più buono.

Qualsiasi altra borsa di plastica starebbe male, portata sull’Astrakan, ma quel nylon trasparente con dentro il sacchetto di carta da pane a Torino lo conoscono tutti. Tutti quelli che sanno godere delle cose buone della vita

Monta piano piano, insieme ai passi che li riportano a casa, un compiaciuto piacere, passeggiando verso Borgo Rossini non mascherano più di tanto l’aria soddisfatta di chi sa di essere fortunato. Borgo Rossini, come Borgo Vittoria, Borgo San Paolo … mica è l’unico borgo della città!
In tutti i borghi, ci si conosce, ci si aiuta, ci si chiama per nome, ma qui scendi sotto casa e trovi il medico di Lampedusa che incontra i lettori nella piccola e meravigliosa libreria, qui è pieno di giovani che ti fanno sorridere di giorno e bestemmiare la notte, qui trovi tutto, se lo cerchi. Ma soprattutto, da qui, solo da qui, vivi in un borgo e arrivi a piedi da Perino.