Borgo Rossini stories

Il quartiere si racconta attraverso le voci delle persone

Vite segrete

di Elena Ciavarella

Borgo Rossini ti mette in pausa la vita. Succede da due anni, sebbene con meno regolarità di quanto vorremmo.
Il copione è sempre lo stesso: io, Marta e Ivana arriviamo da tre paesi fuori città, con la buona intenzione di partire in sincronia, di modo da arrivare a destinazione in tempi simili. Ovviamente, questo non è mai possibile, perché compagni, bambini, genitori si intromettono nel nostro tempo privato.
Maria arriva in bici o in macchina dall’altro capo della città, la sua componente di imprevedibilità partenopea condisce le nostre ostinate organizzate vite sabaude.
Anche Stefania arriva dall’altro capo della città, anche lei un punto interrogativo, ma con una costante: che venga in auto con Maria, che guidi lei attraversando Corso Vittorio nel traffico, che prenda il 12, o peggio, il 68, arriverà imprecando. E imprecherà fino a quando avremo parcheggiato e saremo scese dalle auto, e i suoi occhi scuri e bellissimi si accenderanno di gioia per un tradizionale, immancabile giro di abbracci e baci, davanti al portone di Laura.

Borgo Rossini è casa di Laura.
Calabrese doc, trapiantata a Torino, si è conquistata la torinesità e delle radici nuove di zecca in un meraviglioso appartamento con il parquet, la punta della Mole che svetta dietro il palazzo di fronte.
Borgo Rossini è casa di Laura, mentre io, Ivana e Ste ci pigiamo nell’ascensore (normalmente con borse della spesa, portate da Ivana. Ivana non sa amare in un altro modo: Ivana, se ti ama, ti sfama) e Marta e Maria corrono su per le scale.

Stefania mette su il caffè mentre io e Laura strepitiamo a gran voce richiedendo almeno uno Spritz alle Panche, una cenetta un po’ diversa alla Lumeria, un pezzo di dolce da Berlicabarbis che non sia comprato e portato su da Maria.
Finisce sempre che Stefania vince. O quasi sempre. Ci sediamo attorno al tavolo di legno, nel silenzio della casa, grande e vuota, mangiamo la torta, beviamo il caffè. Guardo il cielo che cambia colore, riflesso negli occhi di Marta, seduta di fronte a me. Marta non dice nulla, mi guarda, mi fa un mezzo sorriso.

Borgo Rossini è la nostra pausa dalla vita. Sappiamo il quartiere a memoria, sappiamo che odore ha il Po dal ponte di via Reggio, sappiamo cosa dice il vento quando sibila tra le foglie degli alberi di via Catania. Non che ce ne importi molto, comunque. Perché Borgo Rossini è casa di Laura, ma da due anni, è anche casa nostra. E casa di Laura potrebbe essere anche in Santa Rita, o in Madonna di Campagna. E sarebbe meno bello, d’accordo, ma sarebbe sempre casa nostra. Perché dove c’è lei, noi non possiamo fare che altro che stringerci l’una sull’altra e scavare il nostro posto nel mondo.