Barriera stories

Barriera di Milano si racconta attraverso le voci delle persone

Una casa che accoglie: l’Oratorio Michele Rua

di Paola Busso

 

Sono le 9.30 di domenica mattina, è tardi e devo correre. La Messa sta quasi per iniziare, i miei amici saranno già arrivati, suonano le campane, il Don mi aspetta! È questa la frase che da circa 40 anni ripeto ogni domenica mattina, da quando frequentavo l’asilo a oggi, quando accompagno i miei figli all’Oratorio Michele Rua. Quanti ricordi, quante risate, quante esperienze belle, quanti giochi e quanti amici ho conosciuto negli anni, alcuni li vedo ancora in cortile, altri solo su Facebook, altri mai più visti, ma l’aria che respiro quando entro nei cortili è sempre la stessa: mi sento a casa.

Da piccola, all’asilo, ogni giorno era una festa: ricordo suor Rosina e suor Teresa che con il loro sorriso e il loro essere mamme ci hanno fatto crescere e muovere i primi passi nel mondo, facendoci apprezzare il bello della vita e che tutto può essere a colori (ricordo le lunghe camminate per le vie del quartiere sventolando le bandierine) o le recite, le stonate con il flauto (per i genitori eravamo sempre bravissimi!).

Alle elementari ricordo suor Regina e suor Alda, dolci ma decise, che in oratorio attutivano le nostre cadute sui pattini o ci insegnavano a ricamare, o a fare gli origami. O magari intonavano un bans per farci divertire durante l’estate ragazzi, naturalmente divisi tra maschi e femmine. La domenica era sempre una festa servire Messa o cantare nel coro, perché il premio era assicurato e a giugno si andava a Gardaland (cosa non si inventavano per farci andare a Messa!).

I primi passi all’oratorio “maschile” li ho mossi alle superiori, frequentando i gruppi giovanili, con don Piero e suor Marisa che, tra un’avventura e l’altra di Estate Giovani (come dimenticare la mia caduta nel torrente e il ritorno a casa con la camicia del Don!), mi hanno trasmesso i valori fondamentali per la mia crescita e la passione per Don Bosco, un santo che ai nostri giorni potrebbe benissimo essere “di Barriera”. Lì ho conosciuto alcuni amici che sono rimasti nel mio cuore e con cui ho condiviso momenti di gioia, spensierati e belli, pizzate, sciate, feste, ma anche forti come ritiri, campi e gruppi formativi. Oggi che sono mamma guardo le mie figlie giocare in cortile e rivedo in loro lo stesso entusiasmo che avevo io e mi ripeto spesso che in questo luogo davvero c’è qualcosa di speciale che si ripete e si rinnova in continuo a tutte le età.

Oggi incontriamo altre famiglie, condividiamo gli stessi valori imparati in oratorio, che cerchiamo di trasmettere ai nostri figli, ritroviamo la gioia di stare insieme, ridere, pregare e ringraziare il Signore per questo grande dono. È davvero una risorsa per tutta la Barriera, per i servizi che offre e per le porte aperte a tutti, anche solo per un sorriso o una parola sinceri.

L’oratorio e la parrocchia negli anni sono cambiati, i salesiani passati di qui sono davvero tanti e ognuno ha lasciato la sua impronta, chi per molti anni, chi solo di passaggio, ma l’insegnamento e lo stile di don Bosco si respirano sempre allo stesso modo. Chi è passato tra queste mura ne coglie una sfaccettatura diversa, racchiude nel suo cuore un ricordo che ogni tanto affiora e di cui fa tesoro trasmettendolo ai figli, ai nipoti. Passando in via Paisiello provate a entrare, il Michele Rua è una casa che accoglie, una piccola ricchezza del “paese” di Barriera.

Wikimedia Commons/Progetto artistico Opera Viva in piazza Bottesini