Quando viene dicembre

di Giulia Badano

 

Noli ha un’anima viva e pulsante, per questo è piena di contraddizioni. Delle sue molte facce, io amo quella invernale, sopita e quieta, che mi parla sottovoce. Ho sempre pensato che, in quel periodo, Noli sia un paese perfetto per filosofi e poeti, per chi vede nell’introspezione una boccata di ossigeno puro e non un tuffo in meandri interiori pieni di accuse.

Il paese si sveglia al mattino, i suoi cittadini di sempre fanno colazione, fanno la spesa, chiacchierano nei bar, poi pranzano, e tutto sommato c’è un certo andirivieni. I più volenterosi corrono in passeggiata e sfidano l’aria tagliente che viene dal mare, carica di sale e lontani orizzonti. Le notizie nel borgo volano da un rione all’altro più veloci della fibra ottica perché, sì, abbiamo una fitta rete di intelligence oliata da secoli di pettegolezzo. Roba che fa folklore, ve lo garantisco. Qui la gente ha anche tante storie da raccontare che, se uno volesse, ci perderebbe il sonno a starle a sentire tutte. Sono storie che varrebbe la pena mettere in qualche racconto, ma non sta a me. Dicevo che le mattinate passano un po’ così, un po’ tutte uguali, se vogliamo, ma è al pomeriggio che Noli comincia a cambiare. La vita rallenta, oziosa, fuori dal tempo. Le strade sono quasi vuote e, in un attimo, si fanno deserte. Tra ombre sempre più lunghe, con il sole che, di sbieco, ammicca fino a tramontare dietro le colline, i lampioni si accendono gialli, nelle notti dicembrine, quando chi è fuori è padrone della strada e di un andare senza fine. Da solo.

Non ti spieghi bene come sia possibile, dove siano finiti tutti, cosa diavolo stiano facendo, ma la tua ombra solitaria è l’unica cosa di cui sei certo. Cammini con le mani in tasca, senti il rumore dei tuoi passi, il sibilo del vento nei caruggi e, più lontano, lo sciabordio del mare. E basta. Inquietante. Bellissimo. Viene spontaneo chiedersi ”Perché sono qui, quando potrei essere altrove?”. In giro per il mondo, ad esempio, o in una grande metropoli.

È strano come Noli inviti alla fuga verso luoghi più vivi e rumorosi, ma io ora credo di aver capito il perché, dopo anni passati a pormi esattamente quella domanda. Noli non è fatta per i deboli di cuore.

Ci sono momenti in cui i pensieri sono una marea montante pronta a travolgerti e l’unica soluzione possibile pare che sia scappare, scappare più in fretta. Tutto ciò che induce alla fuga sfrenata senza meta sembra sia accettabile, piuttosto che affrontare i propri demoni. Ma loro ti raggiungeranno. Sempre. Ovunque. Aspetteranno sotto i decibel di musica, in fondo alle pagine di un libro, alla fine di una serata e di ritorno da un viaggio.
Anche Noli sarà lì, ma in modo diverso. Ammantata nel suo silenzio invernale, con scorci sempre identici, con la costa pietrosa, gli archi, le chiese, le torri, il castello, le case, i terrazzi, i sentieri tra i boschi, il muso del coccodrillo, le barche e le piazze. Noli sarà lì a tenderti la mano e dirti

resta
fermati
ascoltati
perdonati

I più grandi atti di coraggio che tu possa fare. E se un luogo ti spinge al coraggio, a guardarti dentro, con delicatezza, e ad accettarti, non puoi che amarlo e tornare da lui, che è, e sarà sempre, casa.

Io qui mi sono perdonata. E tu?