Letti di notte: vedi alla voce…

Giovedì 21 giugno

Ore 13 Aperitivo d’autore con Giorgio Caponetti. In occasione dell’uscita de «Il grande Gualino» (UTET libri)

Ore 15.30 Radio Beckwith Evangelica racconta Letti Di Notte in diretta dalla Piazzetta.

Ore 17.30  Il solstizio di Pino Pace. Letture e racconti da «La neve non è cemento» (Rrose Sélavy editore).

Ore 22 Lettura di «Notte inquieta» di Albrecht Goes (marcos y marcos) con Andrea Bruno, Giulia Ferrario e Andrea Rigo, coordinati da Stefania Giuliani (ODS – Operatori Doppiaggio Spettacolo).

Durante la giornata un omaggio a Kent Haruf: ascolteremo alcuni estratti dagli audiolibri (NN Editore). Per tutto il giorno consigli di lettura per l’estate a cura dei lettori.

In collaborazione con Valdibella Torino, Lumeria e Gastronomia Artigiana Controvento.

«Il grande Gualino» di Giorgio Caponetti Imprenditore spregiudicato e raffinato mecenate, elegante viveur e lungimirante affarista, colto, piratesco, sottile, avventuroso. Riccardo Gualino ha segnato il secolo scorso come pochi altri hanno saputo fare. Una vita come un romanzo, che Giorgio Caponetti racconta con la vivacità dell’improvvisazione jazz e con l’andamento di una partitura sinfonica, consegnandoci lo scintillante ritratto di un’epoca irripetibile. «La neve non è cemento» di Pino Pace I muri sono trincee inutili e spaventose. Zaki gioca con il pallone, ma un tiro troppo alto lo manda dall’altra parte del muro, che divide il territorio. Nessuno lo restituisce, perché – pensa Zaki – al di là non ci abita nessuno. Una sera, qualcuno restituisce il pallone. Le persone che comandano decidono poi di buttarlo giù, il muro. Zaki vuole vedere chi c’è dall’altra parte, ma viene scacciato dagli adulti che incontra. È inverno. Zaki costruisce un pupazzo e un muretto di neve. Dall’altra parte della collina arrivano tanti bambini, con gli slittini, e battendo contro il muro di neve fanno dei buchi per attraversarlo, e si divertono. Il muro poi si scioglierà, perché, come dice il titolo, non è di cemento. I bambini, anche quando parlano lingue diverse, sanno capirsi. «Notte inquieta» di Albrecht Goes È una sera di ottobre del 1942. La locanda di Proskurov è gremita di militari in trasferta. Il pastore venuto ad assistere un condannato a morte deve dividere la stanza con un capitano in partenza per il fronte di Stalingrado. È la guerra, la guerra di Hitler. La notte è nera e tempestosa, la follia nazista e la morte ammorbano l’aria, eppure in quella stanza trionfa la vita. La bella Melanie sale le scale di nascosto e viene ad abbracciare per l’ultima volta il suo capitano. In tre dividono pane e miele, un sorso di caffè vero. Poi, mentre gli amanti si appartano in un angolo, il pastore si immerge nella storia dell’uomo che verrà fucilato per diserzione: negli atti del processo trova la strada per giungere al suo cuore. E in carcere, più tardi, pastore e condannato si dicono addio come fratelli. All’alba il plotone d’esecuzione si metterà in marcia, l’aereo del capitano decollerà per Stalingrado. Ma in quella notte inquieta sguardi, abbracci, voci e parole uniscono per sempre, e rendono giustizia assoluta. Mentre fuori impazza la guerra assassina, qui si scambiano parole chiare: qui c’è calore, dignità, vita, pane e amore nella notte più nera.