L’agente più segreto del mondo

di Andrea Amerio

 

Nei racconti che scriveva da bambino Noli si chiamava Rocca di Castello, come Castle Rock di Stephen King. Era un agente con una missione ancora sconosciuta e doveva muoversi nell’incertezza in attesa di ordini dalla centrale, decifrando segni impercettibili nel volo dei cari corvi neri, carini come coriandoli buttati nel cielo bianco. Fuori stagione, rintanata sotto le rovine del castello medioevale sul monte Ursino, a febbraio Rocca di Corvo era tanto emblematica e vuota che avresti potuto scambiarla per il mondo, e pensare che da una parte tutto finisse con la galleria sul capo a strapiombo sul mare e dall’altra parte passate le due ciminiere del distretto industriale di Dova. Benché non avesse dieci anni, l’agente annotava sul quaderno i progressi della missione e talvolta, per distrarsi, chiuso nel retrobottega del negozio di giocattoli della zia illustrava la storia a fumetti di Tristano e Isotta con Popeye e Olivia come protagonisti. Re Marco, poco incline al matrimonio, era Poldo. Ogni tanto l’agente si trovava a dirsi che non ci fossero stati tanti malvagi in giro avrebbe potuto anche essere un fumettista, ma non poteva distrarsi dalla missione e, per quanto le notizie dai vertici dell’Organizzazione fossero confuse e contrastanti, doveva essere pronto. Chi o cosa doveva trovare in quel luogo non lo sapeva. E neppure, quando anche l’avesse trovato, cosa farne. Sarebbe stato un alleato o un nemico? Qualcosa da distruggere o da salvare? Nel retro aveva trovato un libro di novelle di Paul Heyse che leggeva senza rancori, e i sonetti di Belli in due volumi (ma di volume ce n’era uno solo). Le ragioni per lavorare non mancavano e il deposito del negozio, ricco di tesori, però capitava che non di rado lo scambiassero per un bimbo e lo distogliessero dai suoi compiti: “vai a prendere una bottiglia di sanguinella fresca da Murgia” diceva zia Lina mettendogli in mano le monete. “Sanguinella Crodo frizzante in bottiglia di vetro”.

Quando tuona la zia dice che è il diavolo che picchia sua moglie.

Le giornate sono brevi ed è fondamentale che l’agente porti a termine la missione: da mangiare per galline e conigli. Presto, prima che faccia notte. Seguito dalla corte questuante e delusa dei gatti, l’agente era fiero di portare da solo il pappone nella vecchia pentola sporca. Ma è davvero solo una biscia che si muove nella profondità verde della vasca? E cosa ha fatto cadere il sapone bianco da bucato nel grande lavandino del troggiu? Prima che l’ultima luce si spenga nel cielo l’agente deve fare in fretta e tornare dove sono tutti, in cucina, nell’unica stanza della grande casa illuminata e calda.

Però certe sere di lampi dopo aver mangiato riso e latte, mentre sotto il neon della cucina, i volti di nonna Rosetta, zia Gina, zia Lina e zio Giglio stazionano di fronte a un telegiornale enorme, in bianco e nero, l’agente si avventura nel gelo scintillante della sala chiusa a chiave: contempla il grande lampadario, le mummie dei mobili sotto le lenzuola, la pendola scura e la consolle di marmo sovrastata dalla cornice dorata dello specchio; i fiori finti sotto la campana di vetro. In cucina la pentola bolle sulla stufa a legna. Un pomeriggio vede Capitan Futuro. Invece dopo cena in braccio alla nonna c’è lo sceneggiato Rai Quo vadis?. Il temporale non smette e il diavolo ha la mano pesante. Le lenzuola sono un po’ umide e fredde, le mani della nonna, tartarughe. L’agente segreto mandato in missione a Rocca di Castello per capire la misteriosa magia di quei luoghi le stringe, e proprio quando sta per addormentarsi per un attimo immagina d’essere un bambino che i genitori hanno lasciato qualche giorno dalla nonna perché la settimana bianca non è ancora il caso è poi a lui, anche d’inverno, il mare piace. Prima di scivolare del tutto nel sonno gli torna in mente un frammento di quelle poesie romanesche dove non capiva molto, ma ogni tanto restavano dentro come come un sorriso per tutta la notte: «Dio che pò fà ‘gni cosa da lontano, pò piscià a letto e dì d’ ave’ sudato…». E così ancora una volta,l’agente più segreto del mondo, sicuro come l’oro di portare a termine la propria missione si addormentava in quel piccolo borgo. Asciutto, tra i propri cari.

Davide Papalini / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5)