La rivincita del Transylvania

di Paola Caviglia

Non lungi dal lido savonese, il 4 maggio 1917 da nemica subacquea insidia fu affondato il Transylvania. Dei militi inglesi, le spoglie infelici – qui segnandone i nomi – con onore il Municipio compose – il sacro recinto – al R. Britannico Governo volle in perpetuo offerto.

Mi chiamo Marina. Marina Cerruti.
Un cognome così tipicamente ligure da infestare le pagine bianche della provincia di Savona più che la parietaria gli orti durante l’estate.
Calcagno, Caviglia, Cerruti.
Però, a dire il vero, se la ricerca si fa più intima e si focalizza l’attenzione sui soli cognomi del piccolo paese di Noli, di tutti noi Cerruti, sopravviviamo in cinque. E se poi si zooma ulteriormente su chi, oltre al requisito territoriale, di nome faccia Marina e nell’ultima settimana sia stata la scopritrice di un uomo annegato, resta solo la sottoscritta.
Marina Cerruti, abitante in via Monastero 23, Noli.

Certo che quel giovedì mattina, potevo ben andare al mercato come mio solito! E invece no. La nostalgia per nonna in quella particolare ricorrenza era troppo insistente e a me non è restata altra scelta. Assecondarla.
La giornata è serena, tersa.
Così limpida che quasi riesco a immaginare cosa vi sia lassù, oltre il cielo, lontano, dove da qualche parte dovrebbe trovarsi nonna Agnese.
Intanto però, per adesso mi accontenterò di farle visita al cimitero, lasciando a tempi spero molto futuri un nostro aereo incontro.
A farmi compagnia lungo il cammino, una rosa per lei. Oggi in fondo è anche la sua festa.

Primo novembre 2018, festa di tutti i Santi, ufficiali e non.
Silenzio il cellulare e libera da sgradite connessioni mi avvio quindi per il noto sentiero. L’inizio, decisamente celebrativo, è sancito da un antico arco medioevale, una piccola porta d’ingresso a cui la torre del Papone fa da immobile guardiana. Segue la scelta: destra o sinistra? La via maestra o la scorciatoia?
Naturalmente la mia riflessione non dura più di un secondo e, imbucata la stretta mulattiera, inizio a camminare a passo svelto.
Tanto, questa via la conosco fin troppo bene. Sin da ragazza. Sino da quando, appena quattordicenne, ero solita rifugiarmi nelle sue oscurità, perfette complici delle mie prime tempeste ormonali quando il lui di turno fingeva amore e la sottoscritta fingeva di crederci ciecamente.
Salgo, sbuffo, ricordo.
Ma proprio quando mi accingo a pregustare l’arrivo, la vedo.

La croce di punta Predani, la sola rimasta a commemorare e testimoniare l’affondamento del Transylvania dal momento che l’altro monumento, costruito nei giardini di Spotorno poco tempo dopo la sciagura, venne demolito nel 1936 dal governo fascista in risposta all’offesa perpetuata dalla Gran Bretagna nei confronti dell’Italia.
Il Transylvania, silurato e affondato il 4 maggio 1917 al largo di Capo Vado da un U63 tedesco. Le vittime, 414. Soltanto un mucchio di ruggine e alghe per molti, ma non per mia nonna.
Quante volte ho ascoltato rapita i racconti di Agnese su quanto successe quel giorno. La tragedia del siluramento e dell’affondamento, le centinaia di persone accalcate sulla spiaggia di Noli impotenti spettatori dell’l’inabissarsi del gigante.
A levante l’isola di Bergeggi, a Ponente capo Noli. Custodi silenziosi dei tanti, troppi morti per mare.
Sorpasso il Vescovado, dove le stanze a quell’epoca furono trasformate in comodi alloggi vista mare per l’esercito. In quella circostanza il potere di Cesare, ahimè, fu più forte.

Il cellulare. La sua molesta vibrazione che credevo di aver silenziato, richiama la mia attenzione.
– Che c’è che non va Marina? – chiede il mio compagno avvertendo la poca empatia del mio tono di voce.
Che c’è che va oggi, vorrei rispondere io, ma la gentilezza di Luca impedisce la mia scortese risposta a gamba tesa, facendomi optare per un rassegnato silenzio. Sono malinconica oggi, non so che farci.
Mi appoggio alla ringhiera, sospiro mentre l’aria defluisce lascio che lo sguardo scivoli giù, oltre i rovi della scarpata che precipita verso il mare.
– Lucaaa, oddio, mi sembra di vedere un uomo galleggiare in mare, non si muove!
Seguono momenti affannosi, telefonate, l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco e la notizia che si tratta di un ragazzo scivolato da punta Predani.
Il personale medico però sarà eccezionale, riuscirà a rianimarlo, il ragazzo ce la farà.

Il Transylvania e gli abitanti di Noli oggi avranno la loro piccola rivincita.

Grazie nonna Agnese.