Le mie parole per Noli

di Fiorenza Pistocchi

Quest’anno è la tredicesima estate in cui passerò le mie vacanze a Noli. Negli ultimi cinque anni ho dedicato ogni anno un romanzo a questa cittadina, vera perla di storia e bellezza, incastonata tra la rigogliosa collina che la protegge e il mare che la affaccia sull’avventura di pescatori, pirati, falsari, migranti e giramondo. L’ultimo romanzo, il sesto, uscirà tra qualche mese, a settembre.

Perché questo luogo incantevole mi ha spinta a scrivere? Forse perché, percorrendo i suoi vicoli stretti e ombrosi, si respira un’atmosfera non banale, che distingue Noli dagli altri borghi che compongono gli itinerari dei turisti: qui gli edifici antichi, carichi di trame nascoste, sono talmente tanti e così ben conservati che non si può fare a meno di immaginare la vita che qui ha agito, le generazioni infinite di uomini e donne che in queste case hanno vissuto amori, acceso passioni, intrapreso commerci, iniziato relazioni, intrecciato sentimenti, nutrito eroismi, sofferto sacrifici, ma anche provato odi, coltivato rancori, realizzato vendette e forse compiuto delitti.

Qui vita e morte sono segreti custoditi dalle pietre silenziose delle chiese, tra cui adoro quella di San Paragorio, dalle severe torri rimaste, dall’inviolabile castello e dai palazzi. Misteri nascosti all’occhio distratto di chi qui viene solo per fare qualche bagno o per gustare specialità gastronomiche liguri. Non che in queste attività ci sia qualcosa di negativo o criticabile, anzi il settore del “ben mangiare e ben dormire” è indispensabile, e qui ben realizzato, perché alimenta un’economia quest’anno tanto duramente provata dagli effetti della pandemia. Però quando vedo che ci sono persone, soprattutto se sono bambini e giovani, che alzano gli occhi a contemplare le chiese, le torri, il castello e le mura antiche, mi scopro contenta che ci sia qualcuno che vedendole si ponga delle domande, elabori delle ipotesi, immagini delle storie.

Un’altra qualità di Noli è la sua gente, le persone che anche oggi abitano nel borgo o che vi svolgono le loro attività: è facile pensarle, in abiti diversi, di altri tempi, perché i loro volti, su molti dei quali si rivelano i segni del sole e del mare, sono gli stessi di quelli che questo borgo lo costruirono tanto tempo fa; i loro nomi rispecchiano quelli delle antiche famiglie che resero questo golfo uno dei cantieri navali più importanti ai tempi delle Crociate; le loro storie familiari parlano di migrazioni in tutte le parti del mondo e a volte di ritorni inaspettati.

Il loro attaccamento al luogo, alle tradizioni che faticosamente cercano di conservare, all’identità della Repubblica, che viene vissuta ancora come un’entità viva, si manifesta nella critica, spesso feroce ma giusta, nei confronti di turisti maleducati e pacchiani, ma anche nel “mugugno” autoironico e dissacrante nei confronti di se stessi, nella presa in giro dell’amico d’infanzia, a cui difficilmente si perdonano piccole meschinità, vizi o antichi scherzi.

C’è una diffusa coscienza di una grandezza passata, che lotta contro l’indifferenza, la banalità dell’omologazione di oggi, la generalizzazione. I veri Nolesi non possono e non vogliono dimenticare di essere stati la Quinta Repubblica Marinara, ricordano da qui passò Dante Alighieri e soggiornò Giordano Bruno, raccontano la storia degli eroici pescatori che soccorsero i naufraghi del Transylvania, sono orgogliosi dei concittadini Anton da Noli, Luigi Defferrari e Giuseppe Brignole, che cito solo come esempio, poiché ce ne sono molti altri degni di essere ricordati.

Come non parlare del mare, della sua qualità incantatrice, alimentata dalla limpidezza dell’acqua, dalla bellezza dei fondali intorno al Capo, dal respiro profondo e rigenerante delle onde e dalla visione dell’orizzonte più lontano, capace di nutrire il desiderio di scoprire nuove terre, oltre il confine visibile che si proietta sull’ignoto. Infine la collina, densa di vegetazione, di presenze di animali e piante, ricca di acque che scorrono nel sottosuolo e alimentano quel verde scintillante che riposa gli occhi solo a guardarlo, capace di nascondere sentieri e percorsi abbandonati.

La natura non facile dei Liguri, e dei Nolesi in particolare, capace di tenere a distanza i “foresti”, con me invece è stata accogliente e gentile, mi ha fatto sentire a casa in questo borgo stupendo. Con il passare del tempo non ho potuto sottrarmi dal creare dei personaggi da far muovere in questo scenario, che sembra fatto apposta per alimentare l’immaginazione e il sogno.